Non uno solo, ma due.
Non è bastata la classica kermesse del cibo, protrattasi per l’intera mattinata di ieri, per sancire chi si dovesse aggiudicare il titolo di miglior cuoco della provincia di Trieste. Alla fine c’è voluto il riconteggio delle schede della giuria specializzata che sovrintende al concorso dell’Associazione Cuochi Trieste per capire che il testa a testa era stato tale fino all’ultima scheda. E che dunque i vincitori di quest’anno sono, appunto, due.
Si tratta di Daniele Valmarin, dei “Tre Magnoni” di via dell’Eremo e di uno dei padroni di casa, Mattia Sandrin, che lavora proprio in quel ristorante Scabar di erta Sant’Anna che ha ospitato per la sesta volta l’evento.
Nel dettaglio, Valmarin ha riscosso molti consensi con la sua ”Gyoza di prezzemolo e la sua clorofilla, con la regina di San Daniele, ricotta di pecora, mela Granny Smith e rafano su base di crema al mais e cotechino al rosmarino», mentre Sandrin ha proposto dei non meno validi ravioli ripieni al baccalà con crema di broccoli.
Finale al cardiopalma, dunque, in una gara che ha sancito la confortante e continua crescita della categoria. Venendo agli altri premi, infatti, si può notare come i riconoscimenti si siano indirizzati non solo verso i soliti noti ma anche le giovani generazioni di “coghetti”, per usare la simpatica espressione di Emilio Cuk, presidente dell’associazione.
C’è mancato un pelo per Pasquale Sorrentino di “Joia” per non affiancare gli altri due, ma si è comunque aggiudicato la medaglia d’oro.
Argento, invece, per altri tre esponenti della nouvelle vague locale, Pavel Marc de “La Posta” di Basovizza, Cinzia Meriggioli del Bar Vatta di Opicina e Giacomo Grison.
Medaglia di bronzo e, comunque, grande soddisfazione per Paolo Verbanaz, Damijan Gregori e Emanuele Felluga. Soddisfatto comunque anche il resto della pattuglia, che ha offerto piatti immaginifici e assolutamente stagionali (zucca, baccalà e castagne tra gli ingredienti più gettonati).
Parentesi a parte per le tre scuole alberghiere partecipanti.
Alla fine l’ha spuntata “Ad Formandum” di Fernetti . Irresistibili i loro “Tortelli ripieni di polenta e tabor in salsa di pollo e castagne e crema di zucca”. Li hanno seguiti, a pari merito, lo Ial e il Villaggio del fanciullo ma, classifica a parte, è emerso un dato che qualifica l’intero comparto formazione. Nel parere unanime della giuria, i piatti erano molto meglio presentati rispetto alle edizioni precedenti, frutto di ricerca, di lavoro, di impegno e, perchè no, anche di allineamento a quelle che sono le ultime tendenze della cucina moderna.
Un’annotazione finale che costituisce un buon, ottimo passaporto per il futuro dei giovani che in maniera crescente stanno puntando sulla ristorazione.
di Furio Baldassi©RIPRODUZIONE RISERVATA